GRANDEZZA E LIMITI DEL CORPO

Tratto da: A. Léonard, Gesù e il tuo corpo, Ed Paoline


 

GESÙ E IL TUO CORPO DI GLORIA

Uno spirito incarnato
Alcune persone sono particolarmente sensibili alla bellezza del corpo umano. Altre sono invece colpite dalla sua fragilità.
Penso che sia più normale essere prima di tutto impressionati dalla sua grandezza.
Com'è prodigiosa la complessità del nostro corpo, dei suoi organi e del loro funzionamento!
Siamo di fronte al miracolo permanente di uno spirito incarnato: infatti io sono presente nei miei occhi, nella mia voce, nelle mie mani. Senza ridurmi a esso, sono in qualche modo il mio corpo. Infatti non diciamo: «Il mio corpo ha caldo», ma: «Io ho caldo». Attraverso il mio corpo e dentro il mio corpo quello che c'è di più spirituale in me è penetrato in qualche modo nel cuore della materia e agisce dall'interno sul mondo.
Strumento d'azione sul mondo, il tuo corpo è soprattutto luogo di comunicazione con gli altri. Un cenno significativo del capo o il gesto di aggrottare le sopracciglia; un sorriso incoraggiante o una strizzatina d'occhio piena di complicità; una forte stretta di mano o una carezza prolungata: con questi gesti il corpo parla. E più ancora con la voce, nel linguaggio articolato.
Ma anche da solo: infatti c'è un linguaggio del corpo in quanto tale.

Il linguaggio del sesso
Nel linguaggio del corpo il sesso ha il suo posto, certamente relativo, ma talvolta decisivo. In se stessi, per la loro struttura e per il loro funzionamento, gli organi sessuali maschili e femminili sono una promessa di comunicazione e un pegno di fecondità: lasciano infatti intravedere la possibilità dell'unione dei corpi e dei cuori, perché contengono virtualmente la vita che ne può nascere.
Gli organi sessuali della persona umana sono strutturati in modo da richiamare l'unione faccia a faccia, viso contro viso: questo è un caso unico nel campo della sessualità animale.
Nello stesso tempo, come nell'insieme della natura animale, la sessualità umana è oggettivamente orientata alla riproduzione.
Il meccanismo della riproduzione maschile degli spermatozoi, il ciclo femminile con il suo arsenale di ormoni e infine tutta la fisiologia dell'accoppiamento esprimono l'ostinazione della natura a permettere la trasmissione della vita.
La capacità di generare, come quella di offrire tenerezza e piacere, esprimono la grandezza e la dignità del corpo nella sua possibilità di comunicare.

Pesantezza e opacità del corpo
Il corpo ha però le sue pesantezze e i suoi limiti. Non bisogna trascurare questo aspetto, nonostante gli sforzi di una pubblicità idiota, che fa di tutto per farcelo dimenticare. Il corpo contiene la possibilità di comunicare, è luogo di scambio, ma è insieme un fattore di isolamento.
Ciascuno di noi è, in un certo senso, rinchiuso in se stesso dal proprio corpo. Io sono io e tu sei tu, con il nostro corpo a una distanza incolmabile da tutti gli altri. Che cosa si nasconde dietro l'espressione di un volto? Quale menzogna ci può essere in una parola o in un gesto?
Nella stessa unione sessuale l’uomo e la donna possono rimanere profondamente estranei l'uno all'altro.

Il nostro corpo di oggi: tra gloria e decadenza
Il corpo e la differenza sessuale tra uomo e donna fanno certamente parte del progetto iniziale della creazione da parte di Dio e sono destinati a durare per sempre.
Siamo degli esseri di carne, degli uomini e delle donne destinati all'eternità. Tuttavia, nella condizione attuale del nostro corpo e nell'esercizio della sessualità, si trovano delle componenti che sono legate al mondo decaduto, del quale facciamo parte. Esse scompariranno nel giorno della risurrezione e forse non erano presenti nell'esistenza dell'uomo prima del peccato. Parlando del mondo nuovo della risurrezione, Gesù dice infatti:
«Quelli che sono giudicati degni del mondo futuro e della risurrezione dei morti non prendono né moglie né marito; essi non possono più morire, perché sono uguali agli angeli» (Lc 20, 35-36).
In conclusione, un discepolo di Gesù deve essere particolarmente sensibile al fatto che, nel mondo presente, il corpo e il sesso, pur essendo sostanzialmente buoni, sono segnati da una certa ambiguità. Proprio per questo ho intitolato il primo capitolo: Grandezza e limite del corpo.
Tuttavia è proprio questo corpo che, secondo la fede cristiana, Dio ha destinato alla gloria e ad esso conferisce, fin dal momento presente, una dignità incomparabile che tocca la stessa dimensione sessuale. È quanto vedremo subito insieme.

Dio ha un corpo!
Come cristiani sosteniamo che Dio stesso in Gesù possiede un corpo, destinato all'eternità. Gesù è infatti il Figlio di Dio fattosi carne, il Figlio eterno del Padre fattosi uomo nella nostra storia. Il corpo di Gesù è quindi veramente il corpo di Dio.
Nella religione dell'Incarnazione, espressa dalla fede cristiana, scopriamo un'audacia esplosiva: siamo di fronte a un corpo umano, quello di Gesù, che è il corpo di carne di una persona divina!

Maria, la Madre del Verbo Incarnato
Come ogni corpo umano, il corpo di Gesù è nato da una donna, Maria di Nazareth, la promessa sposa di Giuseppe. Maria è certamente vergine, perché Gesù, in quanto vero uomo, deve essere partorito da un corpo femminile, ma, in quanto vero Dio, non può avere altro Padre che Dio stesso, da lui chiamato «Padre suo» in una maniera veramente unica. È però altrettanto vero che la Chiesa venera in Maria la vera Madre di Gesù e quindi, dal momento che Gesù è veramente Dio, la Madre di Dio.
C'incontriamo qui con la seconda audacia di questa religione del corpo, che è il Cristianesimo: c'è stata una donna della nostra razza che, nel suo corpo di vergine e di madre, ha portato il corpo umano di Dio e ha poi effettivamente partorito il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo.

Corpo umiliato e glorificato
Proprio nel suo corpo oltraggiato, flagellato, trafitto, Gesù, come afferma san Pietro, ha portato i nostri peccati sulla croce, affinché, morendo ai nostri peccati, viviamo per la santità, noi che siamo stati guariti dalle percosse da lui ricevute (Cfr. 1 Pt 2, 24).
Non è forse il corpo di Gesù, nato dalla Vergine Maria, torturato sulla Croce, che il Padre ha risuscitato il terzo giorno, rivelando attraverso di Lui la condizione finale dell'uomo, la sua condizione di gloria?
È questa la terza audacia della religione cristiana dell'Incarnazione: nel suo corpo crocifisso Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, ha portato tutto il peso dei nostri peccati e della nostra morte e, nel suo corpo glorificato, ha trionfato su entrambi, dando inizio alla vita imperitura del mondo nuovo.

Corpo realmente presente nell’Eucaristia
Non devi tuttavia credere che, dopo la Risurrezione e l'Ascensione, il corpo di Gesù sia confinato in cielo, completamente estraneo alla nostra attuale condizione umana. Non è certamente così. Pur appartenendo al nuovo universo della risurrezione, il corpo di Gesù rimane accessibile nell'Eucaristia che ti offre la Chiesa.
Quando ricevi l'Ostia consacrata, mangi il Corpo di Dio, ti comunichi con il Corpo di Colui che ha portato i tuoi peccati sulla Croce. Quando bevi il Vino consacrato, bevi il Sangue di Gesù, colato dalle sue mani, dai suoi piedi e dal suo costato trafitto. Ricevendo l'Eucaristia, ricevi il Corpo di gloria del tuo Signore risuscitato. Quando adori il Santissimo Sacramento esposto, adori il Corpo santissimo del Primogenito tra i morti, di Colui che ti accoglierà un giorno in quei cieli nuovi e in quella terra nuova, che sono iniziati con lui nel giorno di Pasqua. Bisogna avere il coraggio di credere a questo, che è la quarta bomba cristiana che volevo far esplodere di fronte a te.

La gloria del tuo corpo
Ce n'è ancora una quinta e non è neanche la più piccola. In seguito al tuo battesimo sei stato incorporato alla vita di Gesù e destinato, sempre che tu lo voglia, alla stessa trasfigurazione. Fin da adesso il tuo corpo di carne è un tempio, dove abitano le tre persone divine. La dignità del tuo corpo è quindi grande, anche nell'umiltà e nell'ambiguità della condizione attuale.
Il tuo corpo, che diventa la dimora dello Spirito del Padre e di Gesù; il tuo corpo, nutrito del Corpo risorto del Signore: il tuo corpo, creato per la gloria...
Tu stesso sei destinato alla risurrezione, al seguito di Gesù risorto. Dio non ha creato il tuo corpo per la putrefazione della tomba e per la polvere della morte. Non l'ha neppure destinato allo squallido anonimato di successive reincarnazioni.
Egli ha creato il tuo corpo unico per la vita che non finisce.
C'è forse qualcuno che, al di fuori della Chiesa, si esprima con un linguaggio altrettanto coraggioso sulla dignità infinita e sul destino eterno del corpo umano?
Non avevo quindi ragione a voler intitolare questa tappa di riflessione: Gesù e il tuo corpo di gloria?

E il sesso?
In questa eminente dignità cristiana, attribuita al corpo, il sesso occupa un posto importante.
Verificheremo tale dato, passando alla seconda tappa della nostra riflessione: Gesù e l'amore umano.
Questa analisi ci permetterà di affrontare in seguito i diversi problemi, che la dimensione sessuale dell'esistenza pone a un cristiano, come a qualsiasi altro essere umano.


GESÙ E L'AMORE UMANO

Nella prima tappa della nostra riflessione abbiamo preso in esame la dignità che Gesù riconosce e conferisce al nostro corpo di carne.
Sarà la stessa cosa per quanto concerne la dimensione sessuale della nostra persona e per tutte quelle realtà che riguardano l'amore umano?

«Maschio e femmina li creò»
Tutta la Bibbia manifesta la benedizione divina che si posa sull'amore umano e quindi sulla sessualità.
Nel primo capitolo della Genesi sta scritto:
«Dio creò gli uomini a sua immagine; a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò» (Gen 1, 27).
Puoi dedurre da queste affermazioni che la differenza sessuale tra uomo e donna viene rapportata alla stessa creazione dell'uomo a immagine di Dio.
Questo fatto suggerisce che, attraverso l'amore sessuale e la sua fecondità nel bambino che ne è il frutto, l'uomo e la donna vivono una comunione simile alla vita interiore di Dio come Trinità.

Un poema d’amore nella Bibbia
Un libro intero dell'Antico Testamento è consacrato alla celebrazione di quell'amore, pieno di desiderio e di reciproca soddisfazione, che unisce l'uomo alla donna. Questo poema d'amore, nel quale è riservato un grande spazio a un erotismo di buon livello, fa parte della rivelazione biblica e cioè della Parola di Dio rivolta all'umanità: si tratta del Cantico dei Cantici.
Tra i suoi versetti più famosi possiamo leggere:
«Io sono per il mio diletto
e verso di me è la sua passione d'amore. Vieni, mio diletto,
usciamo alla campagna,
vegliamo la notte nei villaggi!
All'alba scenderemo nelle vigne, vedremo se la vite germoglia,
se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni:
là ti darò le mie carezze!» (7, 11-13)
Possiamo considerare questi versi come il commento poetico a quanto già diceva la Genesi: «Per questo l'uomo abbandona suo padre e sua madre e si unisce alla sua donna e i due diventano una sola carne» (Gen 2, 24).

Il matrimonio d’amore di Gesù
Lo stesso Gesù ha benedetto l'amore coniugale, non soltanto con la sua presenza alle nozze di Cana (cfr. Gv 2, 1-12) e con la sua categorica opposizione al divorzio e a un nuovo matrimonio (cfr. Mc 10, 1-12), ma vivendo di persona il più grande matrimonio d'amore di tutta la storia umana.
Cerca di non capirmi male. So bene, come te, che Gesù è rimasto vergine, che non si è mai sposato. D'altra parte, il contrasto sarebbe stato impensabile: come avrebbe potuto il Figlio di Dio fatto uomo, sceso sulla terra per la salvezza di tutti, legarsi in maniera esclusiva a una determinata persona? Tuttavia, l'amore con cui Gesù si dona, consegnandosi all'umanità, è inteso dal Nuovo Testamento come una vera alleanza coniugale.

«Ti unirò a me per sempre»
Già l'Antico Testamento aveva espresso l'amore di Jahvè per il suo popolo nei termini dell'unione coniugale tra lo sposo e la sposa:
«Io ti unirò a me per sempre; ti unirò a me nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore; ti unirò a me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2, 21-22).
Nel solco di questa tradizione, san Paolo ha inteso allo stesso modo l'amore del Cristo per la sua Chiesa. Ecco quanto scrive:
«Mariti, amate le vostre mogli come il Cristo ha amato la Chiesa e si è offerto per lei per santificarla, purificarla col lavacro dell'acqua unito alla parola, e avere accanto a sé questa Chiesa gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma santa e irreprensibile» (Ef 5, 25-27).

La Chiesa è Qualcuno
Per afferrare bene il significato di questo testo, che si legge spesso durante le Messe di matrimonio, devi capire con chiarezza che, per Gesù, la Chiesa non è quello che qualche volta la gente immagina e cioè un'organizzazione, un'istituzione anonima, oppure un «qualcosa».
Per Gesù la Chiesa è Qualcuno, siamo tutti noi, è la parte dell'umanità che accetta e risponde al suo amore, è la compagna prediletta della sua tenerezza per ogni creatura.
Ecco perché, nella sua realtà più profonda, la Chiesa viene simboleggiata in una persona vivente, una donna: la Vergine Maria.

La Chiesa, sposa del Cristo
In questa prospettiva, il testo di Paolo è veramente eloquente. Il Cristo ha amato e ama la Chiesa come una persona ne può amare un'altra, come un uomo può amare una donna. Per essa si è fatto crocifiggere e, nel corso della storia, continua a purificarla e a santificarla attraverso l'acqua del battesimo.
Ogni volta che vengono pronunciate su un nuovo figlio di Dio le parole del rito: «Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», Gesù strappa una creatura in più al potere del male, incorporandola a questa Sposa, che egli vuole santa e immacolata, e cioè alla Chiesa, veramente promessa al suo amore.

Il grande mistero dell’amore e della sessualità
Proprio all'interno di questo amore del Cristo per la sua Sposa e nel quadro di quest'alleanza coniugale tra Gesù e tutti noi, che formiamo la Chiesa, i cristiani sono invitati a situare la portata ultima dell'amore tra uomo e donna e, in definitiva, a comprendere in profondità il significato della sessualità.
Lo stesso san Paolo allude più avanti alla grandezza misteriosa dell'amore umano, specificando:
«Questo mistero è grande: io lo dico riferendomi al Cristo e alla Chiesa» (Ef 5,32).
Non è certamente un caso che Gesù, il Figlio di Dio venuto in questo mondo, sia un uomo, mentre la Chiesa è essenzialmente femminile (la fidanzata, la sposa, la madre) e viene totalmente riepilogata in una donna: Maria.
La creazione originale dell'uomo e della donna da parte di Dio ha un suo significato: l'amore umano è insito nel profondo del pensiero del Creatore e l'unione coniugale dell'uomo e della donna non si può dissociare dal più grande atto d'amore della storia, quello di Gesù che versa il suo Sangue sulla Croce per la salvezza dell'umanità. Che prospettiva formidabile!
A questo punto dobbiamo mettere in evidenza gli aspetti principali di questa alleanza d'amore tra Colui, che i teologi chiamano talvolta il Nuovo Adamo e cioè Gesù, e Colei che viene designata come la Nuova Eva e cioè la Chiesa, rappresentata da Maria.
Vedrai come essi arrivino a illuminare la concezione cristiana dell'amore umano e, in particolare, del matrimonio.


IN CHE MODO GESÙ AMA LA SUA SPOSA

Ci sono quattro aspetti che caratterizzano l'alleanza d'amore tra Gesù e noi che siamo la sua Chiesa. Se riesci a capirli bene, arriverai all'essenziale della concezione cristiana della sessualità.

Un dono autentico di sé
L'amore, che troviamo in Gesù, assume innanzitutto la forma di una vera alleanza. Alleanza vuol dire dono di sé ad altri. L'amore di Gesù non è ripiegato su se stesso, in modo narcisistico. A immagine della vita eterna di Dio, che è una relazione d'amore tra le persone divine, Gesù ama nell'oblio di sé, donandosi completamente:
«Il Cristo ha amato la Chiesa e si è offerto per lei» (Ef 5, 25).
Lo stesso san Paolo afferma ancora:
«La vita che ora io vivo nella carne, la vivo nella fede, quella nel Figlio di Dio che mi amò e diede se stesso per me» (Gal 2, 20).

Un amore del cuore e del corpo
Questa alleanza è quindi nello stesso tempo spirituale e carnale.
Il primo punto è abbastanza evidente: Gesù ti ama con tutto l'intelletto, con tutta la volontà e con tutto il cuore e perciò in un modo autenticamente spirituale. È forse più importante sottolineare che ti ama in un modo che, senza voler forzare le parole, possiamo definire «carnale».
In effetti, per salvarti completamente, per salvare il corpo della sua Chiesa, ha accettato per te e per essa di essere squartato nel suo corpo di carne.

«Con eterno amore ho avuto pietà di te»
Questa alleanza coniugale tra il Cristo e la Chiesa possiede altri due aspetti: è un'alleanza indissolubile e feconda. Indissolubile, perché il Signore ci rimane fedele per sempre, senza tener conto delle nostre infedeltà e dei nostri tradimenti. Una volta conclusa, l'alleanza non può essere spezzata, almeno da parte sua: «Poiché i monti possono spostarsi ed i colli vacillare, ma la mia benevolenza non si allontanerà da te ed il mio patto di pace non vacillerà» (Is 54, 10).
Attraverso le sofferenze della sua passione, il suo corpo torturato, il suo sangue sparso e il suo cuore trafitto, Gesù ci ha voluto dire: «Con eterno amore ho avuto pietà di te» (Is 54, 8); «Fino alla fine ti ho amato» (cfr. Gv 13, 1).
Indissolubilmente fedele, l'alleanza del Cristo con la Chiesa è infine feconda, è sorgente di vita.
È proprio da questo amore che, come cristiani, siamo rinati alla vita nuova del Regno. Per questo chiamiamo spesso la Chiesa «la nostra santa madre Chiesa», volendo significare che tutti i battezzati sono i figli innumerevoli di questo amore, il frutto generoso delle nozze, celebrate sulla croce e consumate nell'Eucaristia tra Gesù e la sua Chiesa.